Sono anni che partecipo a Cheese a Bra, e ogni volta l'atmosfera che si respira è unica, ma questa edizione ha superato ogni aspettativa, grazie anche a un incontro speciale.

Un viaggio tra i sapori d'Italia

Arrivare a Bra durante Cheese è come varcare la soglia di un mondo a parte, dove ogni strada e piazza si trasforma in un'esplosione di profumi e colori. La mia visita agli stand è stata un vero e proprio viaggio sensoriale, un'esperienza che mi ha portato a esplorare l'Italia da nord a sud. Ho chiacchierato con contadini e casari, ascoltando le loro storie, la passione e la fatica che mettono nella produzione di ogni singolo formaggio.

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Ho assaggiato un Pecorino toscano invecchiato, così intenso e sapido che mi ha riportato con la mente alle colline della Maremma. Poco più in là, un venditore della Lombardia mi ha raccontato gli aneddoti legati alla produzione del suo Formai de Mut, un formaggio di montagna che racchiude il sapore delle Alpi Orobie. Ogni assaggio era un racconto, ogni venditore un custode di antiche tradizioni.

Mi sono perso tra gli stand, assaporando un'infinità di storie e sapori. Ho chiacchierato con una casara della Val d'Aosta che mi ha offerto un pezzo di Fontina d'Alpeggio, spiegandomi che il suo gusto unico e floreale viene dal pascolo estivo in alta quota. Era come assaggiare le Alpi stesse. Poi, in uno stand pugliese, ho scoperto la storia della Stracciatella, un formaggio a pasta filata che nasceva dall'esigenza di non sprecare i "ritagli" della lavorazione della mozzarella. Un venditore, con un accento forte e allegro, mi ha fatto provare la sua versione, così cremosa e dolce che l'ho finita in un attimo. E non potevo andarmene senza un assaggio di Parmigiano Reggiano: un anziano produttore mi ha raccontato come la stagionatura di 36 mesi ne esaltasse la complessità, quasi come un vino pregiato.
Quest'anno però, il mio interesse si è focalizzato su una regione in particolare: la Calabria.

Un incontro inaspettato: Domenico e la 'nduja

La vera magia di questa edizione, però, è arrivata fuori dagli stand. Uno dei miei due appartamenti è stato affittato per l'evento, e l'ospite si è rivelato essere Domenico Mondella, di Slow Food Calabria. Ho subito capito di avere di fronte una persona speciale: un uomo con un'energia contagiosa, una profonda conoscenza della sua terra e una passione genuina per il cibo di qualità.

Durante i giorni della sua permanenza, abbiamo avuto modo di confrontarci, e ho scoperto la sua incredibile storia, fatta di impegno e dedizione per valorizzare i prodotti della Calabria. La sua missione è quella di far conoscere e proteggere il patrimonio gastronomico della sua regione, troppo spesso sottovalutato. Il rapporto che si è creato con Domenico è stato splendido: un'amicizia nata quasi per caso, ma che si è cementata con il passare dei giorni.
Il suo modo di ringraziarmi per l'ospitalità è stato un gesto che mi ha commosso: mi ha regalato della 'nduja di Spilinga, una vera e propria eccellenza.

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La storia della 'nduja: un tesoro piccante

Mentre mi porgeva il suo dono, Domenico mi ha raccontato la storia di questo salume straordinario. La 'nduja nasce a Spilinga, un piccolo borgo calabrese in provincia di Vibo Valentia. È un insaccato morbido e piccante, fatto con carne di maiale, grasso e, soprattutto, tanto peperoncino, che gli conferisce il suo colore rosso vivo e il suo sapore inconfondibile.

La sua origine si perde nel tempo ed era considerata il cibo dei poveri, perché veniva preparata con le parti meno nobili del maiale. Oggi, invece, è un'eccellenza che ha conquistato il mondo, simbolo della passione e del calore della Calabria.

Tornato a casa con il mio pezzo di 'nduja, l'ho assaggiata spalmata su una fetta di pane caldo. E ho capito che non stavo mangiando solo un salume, ma stavo assaporando la storia, la tradizione e, soprattutto, l'amicizia di un uomo straordinario.

L'universo dei formaggi calabresi

Mentre parlavamo della sua terra, Domenico mi ha aperto un mondo che non conoscevo abbastanza: quello dei formaggi calabresi, che non hanno nulla da invidiare ai loro cugini del nord. Mi ha spiegato che la Calabria vanta una ricca produzione casearia, legata soprattutto all'allevamento di capre, pecore e vacche autoctone di razza podolica (presidio Slow Food), che pascolano in un ambiente unico e incontaminato.

È stato bello scoprire che i formaggi di questa regione sono un'espressione autentica del territorio, con un forte legame con le tradizioni locali. Tra i più celebri c'è il Caciocavallo di Ciminà, (presidio Slow Food) prodotto nella zona della locride, in provincia di Reggio Calabria, il cui territorio ricade nel Parco Nazionale d’Aspromonte, con il suo sapore dolce e delicato che si fa più piccante con la stagionatura. Mi ha anche parlato a lungo del Pecorino del Monte Poro, in provincia di Vibo Valentia, un formaggio con lavorazione a latte crudo dalla pasta compatta.
E che dire della Ricotta Affumicata, che a differenza di molte ricotte fresche, viene affumicata con legna di ulivo o ginestra, assumendo un sapore inconfondibile e un profumo avvolgente?

Con Domenico altri importanti amici

Per l'edizione di Cheese 2025, ho avuto il privilegio di ospitare nei miei alloggi un vero maestro della cucina e membro dell'Alleanza dei Cuochi Slow Food: lo chef Michele Milone (nella foto sotto è insieme al presidente regionale Michelangelo D'Ambrosio). La sua presenza ha portato una ventata di autenticità e di passione, permettendomi di toccare con mano la filosofia che guida il suo lavoro. È stato incredibile sentirlo raccontare il suo impegno per ingredienti genuini, il rispetto per la tradizione e la ricerca di sapori che raccontano storie di territorio. Averlo avuto qui è stato un onore e un'esperienza indimenticabile, che ha riempito le mie stanze di un'energia creativa e di una profonda dedizione al mondo del cibo di qualità.

Il mio alloggio ha avuto l'onore di accogliere un'altra figura di spicco di Cheese 2025: Gabriele Crudo. La sua visita è stata doppiamente speciale, dato che proprio durante l'evento è stato insignito di un importantissimo premio, a testimonianza del suo eccezionale lavoro nel mondo dei formaggi. È stato entusiasmante condividere con lui l'atmosfera di festa e celebrare questo traguardo straordinario. La sua presenza è stata un promemoria di come la passione, la competenza e il duro lavoro vengano riconosciuti e premiati, ispirando chiunque ami i sapori autentici e le storie che si nascondono dietro di essi.

I volti e le storie della Calabria a Cheese

A Bra, la Calabria non era rappresentata solo da Domenico. Ho avuto l'opportunità di incontrare alcuni dei produttori che portavano avanti con orgoglio le tradizioni casearie della loro terra. Ho conosciuto l'Azienda Agricola Cifalu Carmelo Andrea, che con i suoi formaggi racconta il cuore dell'Aspromonte. Ho assaggiato gli ottimi formaggi del Caseificio Paolo Pignataro, quelli dell’azienda agricola Zigrino e l'Azienda Agricola Varacalli Pietro, che porta avanti l'arte casearia con passione e dedizione.

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Il momento più emozionante è stato quando ho saputo del premio "Resistenza Casearia" assegnato ad Antonio Crudo, un anziano pastore dell'altopiano vibonese e a suo figlio Gabriele, che come ho già detto sopra, era ospite in uno dei miei alloggi. Il loro Pecorino a latte crudo dell'Altopiano Vibonese, Presidio Slow Food, ha ricevuto un riconoscimento importantissimo per la loro tenacia e il loro impegno nel mantenere viva una tradizione antichissima. Ascoltare la storia di Antonio e Gabriele, che continuano a lavorare il latte crudo in un territorio difficile, è stato un'ulteriore conferma della dedizione e del coraggio che si nascondono dietro a ogni singolo formaggio di qualità.

Questa edizione di Cheese non sarà solo un ricordo di formaggi e sapori, ma un'esperienza indimenticabile di umanità, passione e nuove amicizie.

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